Vincitore assoluto:
Becoming a citizen
di Isabella Franceschini
Motivazione:
Becoming a citizen di Isabella Franceschini è la straordinaria documentazione fotografica del percorso di una bambina emiliana arrivata a diventare vicesindaca giovane della propria cittadina, grazie a un programma di educazione civica applicata che prevede la partecipazione attiva degli adolescenti alla vita politica della loro comunità. Il progetto fotografico è la testimonianza preziosa di un programma di cui l’Italia – uno dei pochi Paesi al mondo che lo prevede – può andare fiera: divulgarlo presso l’opinione pubblica non può che avere ricadute positive, e il racconto per immagini dell’autrice lo fa con tutta l’efficacia del caso.
Becoming a citizen è tuttavia molto più di questo. È anche il racconto – narrato con delicatezza e sensibilità estreme – della vita privata della bambina protagonista. Lontano dagli impegni istituzionali, la vediamo nella sua intimità senza mai percepire la presenza dell’osservatore: la condizione aurea a cui dovrebbe aspirare ogni fotografo che si prefigga di documentare la realtà dei fatti. In un ulteriore aspetto della storia vediamo anche i risultati della funzione pubblica svolta dalla protagonista. Capiamo così che aprire le porte della vita politica ai bambini non è uno sterile esercizio di condiscendenza, ma un grande atto di civiltà che produce benefici concreti per le comunità locali e l’intero Paese.
Per la coerenza e la forza stilistica del suo lavoro, per il tempo, le energie e la costanza profuse nel realizzarlo, per alcune immagini autenticamente iconiche, per l’eleganza e la potenza narrativa, la giuria assegna il premio a Isabella Franceschini.
Menzioni:
Motherhood
di Patricia Bono
Motivazione:
Il portfolio di Patricia Bono si aggiudica la menzione speciale della giuria per il senso estetico e per la forza comunicativa del suo progetto sulla maternità con un linguaggio artistico e di ricerca.Il suo lavoro si rifà all’antica pratica del ricamo, interventi che danno forma a legami invisibili, alle relazioni familiari spesso dolorose e che aprono spazi feriti.
Il progetto nasce dall’esperienza personale e stravolge l’idea romantica del rapporto madre figlia.
Si concretizza nella ricerca di vecchie fotografie d’epoca che ritraggono famiglie, bambini e soprattutto donne nelle quali Patricia Bono si immedesima. L’artista buca, taglia, spacca le stampe per poi ricucirle con ricami e ferretti, interviene manualmente con spilli, graffette e fili per aggiustare e mettere insieme i pezzi. In questo processo di cucitura, cura le ferite dando tridimensionalità a un’immagine che vuole scioccare ma ci consente di dare nuovi significati al di là della realtà. La sua azione sulla fotografia è un campo di battaglia, usa l’ arte per mettere in discussione la mitizzazione della maternità e dell’infanzia. Esorcizza i suoi vuoti e indaga il ruolo di madre e al tempo stesso di figlia, proponendoci una riflessione sulla sfera emotiva e psicologica del corpo e della maternità.
Il suo è un esercizio artistico personale nel tentativo di dare corporeità alle sue ferite, al suo sentimento, intendendo decostruire il tema dell’amore materno.
Supereroi
di Dimitar Harizanov
Motivazione:
Il lavoro fotografico di Dimitar Harizanov, alias Spiderman, parte da molto in alto: appeso a più di 100 metri d'altezza, sulla superficie lucida dei grattacieli di Milano, scatta immagini che sovvertono i punti di riferimento visivi. L'orizzonte è segnato dall'asfalto delle strade, il cielo resta dietro le spalle. Nelle inquadrature speculari il reale e il suo riflesso si confondono in un gioco vertiginoso sulle geometrie della città.