Carlo Vidua. Una vita in viaggio, dal Monferrato all'Estremo Oriente (1785-1830) è il titolo della mostra che, a partire dal 15 dicembre 2018, è andata ad arricchire l'offerta del Museo Civico. Si tratta della straordinaria collezione etnografica di Carlo Vidua (Casale Monferrato 1785 - Ambon, Indonesia 1830) conservata - pressoché inedita - nei depositi del Museo che finalmente trova la giusta valorizzazione.
Vidua, a partire dal 1818 fino all'anno della sua morte, viaggiò instancabilmente per i cinque continenti, comprando, raccogliendo e recuperando ogni tipo di materiale che lo incuriosiva e che potesse essere testimonianza del luogo, dei costumi e dei popoli appena visitati.
La mostra espone oggetti, libri, dipinti e reperti frutto delle lunghe peregrinazioni di Vidua che costituiscono un unicum sul territorio piemontese e si pongono a livello nazionale e internazionale per rarità ed eterogeneità dei materiali. I temi del "viaggio" e della "scoperta" coinvolgono i visitatori nel percorso espositivo anche attraverso l'utilizzo di audioguide accessibili dal proprio smartphone e distribuite lungo il percorso espositivo.
L'esposizione beneficia del contributo della Regione Piemonte (erogato ai sensi della L.R. 58/1978) e del contributo della Fondazione Cassa Risparmio di Alessandria.
Partner dell'iniziativa: Biblioteca Civica/Archivio Storico di Casale Monferrato, Museo Egizio di Torino, MAO di Torino, Accademia delle Scienze di Torino, Cooperativa Solidarietà e Lavoro di Genova, Associazione Amici del Museo Civico di Casale Monferrato, Associazione Orizzonte Casale.
CARLO VIDUA (1785-1830)
Carlo Domenico Fabrizio Giuseppe Maria Vidua nacque a Casale Monferrato il 28 febbraio 1785 dal conte di Conzano, Pio Gerolamo Vidua (1748-1836) e dalla contessa Marianna (Anna Maria) Gambera (1766-1789), sposati il 14 settembre 1782. Dalla loro unione nacque oltre a Carlo, Luisa (Luigia) (1786-1838). Prima di Carlo e Luisa era nata Paola (1782-1789) e dopo due bambini morti "a balia", Matilde (1787-1788) e Gaetano (1789).
La sorella di Carlo, Luigia, chiamata familiarmente Luisa, nata a Casale Monferrato il 17 settembre 1786, si unirà in matrimonio al conte Carlo Emanuele Beccaria-Incisa di Santo Stefano (1752-1833). La coppia non avrà figli e, quando morirà Luisa, il 10 aprile 1838, l'eredità sua e di Carlo sarà trasmessa ai cugini Leardi.
Il 28 maggio 1789 muore la contessa Marianna, che sarà sostituita nel ruolo di mamma dalla nonna Paola Gaspardone, sposa di Fabrizio Gambera (1720-1807), gran viaggiatore che destò nel giovanissimo Carlo l'amore e il desiderio dei viaggi. Pio Vidua si risposa con Enrichetta Galleani d'Agliano (1777-1849) senza avere figli.
Carlo cresce con precettori di gran livello culturale. Il padrino del battesimo fu il canonico Ignazio De Giovanni (1729-1801), che aprirà il giovane pupillo alla cultura europea. La biblioteca del canonico, tuttora conservata alla Biblioteca del Seminario di Casale, era ed è considerata unica. Dall'età di quattro sino a diciannove anni, Carlo è affidato al giovane precettore don Giuseppe Mortara di Casale. Riceve un'ottima educazione musicale, tanto che Cesare Balbo lo descriverà come un genio nella composizione e i suoi compagni di viaggio, come il capitano olandese Jan Hendrik De Bondyck-Bastiaanse, lo descriveranno come un musicista di gran talento.
La chiamata al destino di viaggiatore arriva a Carlo quando è visto, bambino, scavare in giardino una buca per raggiungere gli antipodi. Nel periodo giovanile è costretto, però, a vivere un'esistenza piatta: unico figlio maschio, erede del titolo di conte, secondo il padre doveva sposarsi, garantire una degna successione al casato e condurre una vita tranquilla.
testo a cura di Roberto Coaloa
In parte scampato alla distruzione, il cospicuo patrimonio materiale, documentale e librario raccolto da Vidua durante i suoi viaggi, è oggi conservato all'interno di diverse istituzioni piemontesi, e non solo.
Alla morte di Carlo gli eredi diretti furono dapprima il padre, Pio (scomparso nel 1836), poi la sorella Luisa (morta nel 1838), che istituì erede universale il Conte Luigi Leardi Angelieri di Terzo.
Nel 1833, Pio Vidua donò all'Accademia delle Scienze di Torino «libri, codici manoscritti, oggetti di storia naturale, armi antiche e moderne, anticaglie e simili cose raccolte ne' suoi lunghi viaggi dal conte Carlo suo figlio», oltre che i taccuini di viaggio sull'Egitto (1820) e i rilevamenti effettuati da Carlo Vidua ad Abu Simbel. Luigi Leardi, nel 1840, destinò ancora all'Accademia delle Scienze il «rimanente de' libri raccolti, e de' manoscritti compilati ne' suoi lunghi viaggi dal Conte Carlo Vidua, suo cugino».
Oggi, a Casale Monferrato, grazie alla donazione della contessa Clara Leardi (1854), cugina del viaggiatore e madre di Luigi, morto prima di lei, si conservano al Museo Civico gli oggetti raccolti dal viaggiatore nelle sue ricerche in tutto il mondo; nell'Archivio Storico i taccuini dell'ultimo viaggio in Oriente, le lettere commendatizie e 35 lettere originali di Carlo Vidua, e altre inedite, ma in forma di copia. Nella Biblioteca Civica si conservano altre collezioni di Carlo: oltre alla ricca biblioteca del viaggiatore, troviamo la raccolta di gravures francesi e la raccolta di brochures radunate tra la caduta di Napoleone e la Restaurazione.
Altro materiale su Carlo Vidua si trova a Torino all'Archivio di Stato, dove è conservata la prima bozza per la stampa del primo volume delle lettere pubblicate da Cesare Balbo, importante documento storico perché si osservano i tagli e le censure che l'opera subì prima della pubblicazione nel 1834; alla Biblioteca Civica nel fondo dell'archivista Luigi Nomis di Cossilla, sono conservate sei lettere inedite di Carlo Vidua e, infine, alla Biblioteca Reale sono conservate alcune lettere pubblicate da Cesare Balbo, indirizzate a Luigi Provana.
A Roma, al Museo Pigorini, sono conservati molti oggetti dell'ultimo viaggio di Carlo Vidua in Oriente, mentre alla Biblioteca Apostolica Vaticana troviamo le lettere originali, prive di tagli e censure, indirizzate dal viaggiatore a Cesare Balbo.
testo a cura di Roberto Coaloa
Il primo tour organizzato da Carlo, inizia il 21 aprile 1818 con la partenza da Torino per Parigi.Dopo Parigi si reca a Londra e, in compagnia dell'amico Alessandro Doria di Ciriè (1788-1828), inizia un viaggio nel nord Europa: Danimarca e Svezia, spingendosi in Lapponia, in un curioso itinerario fino a Jukkasjervi. Dalla Finlandia passa alla Russia, arrivando nella capitale Pietroburgo, il 1° ottobre 1818. Vidua trascorre alcuni mesi nell'impero dello Zar Alessandro I, accolto dal ministro piemontese Alessandro Cotti, conte di Brusasco, subentrato a Joseph de Maistre. Cotti di Brusasco lascia al viaggiatore una cospicua raccolta di testi sulla storia russa e lo fa entrare nella corte dello Zar, che incontra nel febbraio 1819. Grazie allo Zar, Vidua si interessa all'egittologia nascente. Tra aprile e maggio il conte di Conzano e il marchese di Ciriè sono a Mosca per festeggiare la Pasqua ortodossa. Nel maggio 1819, il marchese, dopo un anno di viaggi insieme a Vidua, rientra a Torino. Vidua, invece, si dirige verso il Caucaso, la Crimea. Da Odessa si imbarca per Costantinopoli, dove arriva a settembre. A Smirne, a dicembre, acquistò una bellissima edizione dei Saggi di Montaigne, che portò nel viaggio in Egitto (e ora, tutta piena di appunti, è conservata alla Biblioteca di Casale Monferrato).
In questo periodo raccoglie le iscrizioni antiche che verranno edite in volume a Parigi nel 1826. Vidua arriva in Egitto alla fine del 1819 e rimane per gran parte del 1820. Agli inizi dell'Ottocento erano pochi gli europei che, risalendo il Nilo, avevano superato l'isola di File, e nessuno di loro si era mai avventurato più in là di Derr, allora capitale della Bassa Nubia. Vidua compì quell'impresa e il suo viaggio nel 1820 è un capolavoro. Simile all'ufficiale di marina Frederick Norden, inviato in Egitto dal re di Danimarca Cristiano VI tra il 1737 e il 1738, Vidua viaggiò sul Nilo in battello. A differenza di Norden, che non lasciò mai l'imbarcazione, limitandosi a osservare da lontano con il cannocchiale i monumenti nubiani, Vidua visitò il tempio di Abu Simbel, facendo accurate esplorazioni, sfidando i coccodrilli, armandosi fino ai denti per contrastare gli attacchi dei banditi.
Vidua il 26 marzo 1820 inizia una serie di disegni ad Abu Simbel, scrivendo i suoi taccuini nella notte, alla luce della luna, per evitare il caldo. Soprattutto riesce ad entrare nel meraviglioso tempio.
In autunno Vidua si reca a dorso di cammello in Terra Santa, Siria e Libano. Nel 1821, dopo Cipro e Rodi, sbarca ad Atene, nel bel mezzo della guerra di indipendenza. A settembre e ottobre resta bloccato per la quarantena nel porto di Marsiglia, per poi trascorrere alcuni mesi invernali tra Montpellier e la Provenza e arrivare nel Regno di Sardegna nella primavera del 1822, tagliandosi i grandi baffi «del costume turco».
testo a cura di Roberto Coaloa
Il 13 dicembre del 1819 il giovane Carlo Vidua scriveva alla matrigna, Enrichetta d'Agliano, comunicandole la sua imminente partenza per l'Egitto: «Presto sarò ai piedi delle piramidi; questo pensiero mi trasporta di allegrezza; ieri sera n'ero pazzo ubriaco di piacere quando mi fu proposta questa propizia occasione di un buon bastimento; ubriaco di soddisfazione perché il gusto di viaggiare è il più bello di tutti i gusti soprattutto nei paesi ricchi di ruine e di memorie grandi». Fu con questa improvvisa decisione che Carlo legò indissolubilmente il suo nome alla vicenda storica della nascita del Museo Egizio di Torino. La sua avventura egiziana e i suoi incontri sono puntualmente documentati da numerose lettere e da una serie di appunti e disegni dai quali traspare costantemente quell'inesauribile desiderio di conoscere, sempre più «infiammato di ardore», come ebbe a dire il padre.
Sbarcato ad Alessandria il 28 dicembre, dopo aver visitato la città, Vidua prosegue, in carovana, per il Cairo dove avrà modo di conoscere il Vicerè d'Egitto Mohamed Alì Pascia, ed il compatriota Bernadino Drovetti, uno dei personaggi più influenti in Egitto. Nei mesi che seguirono, fino al 10 di agosto dell'anno successivo, fu impegnato a visitare il territorio egiziano e la Nubia, risalendo il Nilo fino a Abu Simbel. Dal Cairo, dopo aver visitato le piramidi e i monumenti del Basso Egitto, il 21 gennaio prosegue il suo viaggio alla scoperta di Tebe mentre il 20 di febbraio lo sappiamo ad Assuan. Durante il viaggio aveva inviato in Patria, all'amico marchese Domenico Balestrino, quattro casse di piccole antichità e curiosità. Tra queste spiccano sei pregiate statuine funerarie, provenienti dalla tomba del faraone Seti I a Tebe e due stele in pietra di epoca cristiana raccolte in Nubia. Dopo la morte di Carlo, la sorella Luigia allestì in Casale Monferrato, nel palazzo di Via dell'Ospedale, un piccolo museo con gli oggetti raccolti dal fratello, più tardi tali beni passarono alla famiglia Leardi e successivamente per testamento alla città.
Con la disfatta delle truppe napoleoniche, ad opera delle forze inglesi e la sconfitta di Abukir nel 1801, i francesi abbandonarono gradualmente l'Egitto lasciando tuttavia una propria rappresentanza diplomatica affidata al piemontese Bernardino Drovetti, prima Vice-Console e poi Console di Francia ad Alessandria d'Egitto. Durante la sua permanenza il Drovetti ebbe modo di riunire una sorprendente collezione di oggetti antichi, con l'intenzione di venderla al migliore acquirente. È in questo contesto che il Vidua, accompagnato da numerosi amici, tra cui Cesare e Prospero Balbo, Cesare di Saluzzo e Roberto D'Azeglio, da tempo si prodigava per favorire l'acquisto della collezione da parte del Piemonte, in concorrenza con la Francia, altro possibile acquirente. A tale riguardo, durante il suo viaggio in Egitto, il 15 luglio 1820, scriveva a Cesare Balbo: «Questo affare parendomi contribuire all'onore del Piemonte mi sta tanto a cuore, che principalmente per esso ho qui prolungato il mio soggiorno».
Durante la sua permanenza al Cairo il Vidua venne ospitato dal Drovetti, rimasto senza carica a seguito della caduta di Napoleone, e avendo modo di parlare dell'"affare", come lui lo definiva, ottenne discrete garanzie di preferenza, nonostante in passato la collezione fosse stata ripetutamente offerta ai francesi, senza giungere alla conclusione delle trattative. Anche se non poté vedere le antichità, già spedite a Livorno, porto legato alle rotte verso l'Oriente, il Vidua ebbe modo di preparare un primo elenco dei pezzi, che inviò al conte prospero Balbo affinché lo rendesse noto negli ambienti di Corte. Le trattative per l'acquisto furono ancora lunghe e l'opera persuasiva del Vidua e dei suoi amici fu ancora determinante, fino a giungere al suo coronamento avvenuto il 24 febbraio del 1824. Il Piemonte, per 400.000 lire di Piemonte si era aggiudicato l'intera Collezione Drovetti, costituita da 5304 antichità e 3007 tra medaglie e monete. Agli inizi di novembre di quello stesso anno, dopo una prima sistemazione delle antichità nel palazzo dell'Accademia delle Scienze, il Museo Egizio torinese apriva per primo le sue porte al pubblico, rendendo così merito a quel "discolo" di casa Vidua, quell'irriducibile italiano che era entrato nella Storia.
testo a cura di Beppe Moiso, Museo Egizio di Torino
Il secondo tour organizzato da Carlo nell'America del Nord e Messico è frutto di un grandissimo lavoro di preparazione. Alcuni mesi prima di partire per gli States, Vidua raccoglie a Parigi lettere commendatizie per incontrare gli uomini più influenti. Grazie ad Alexander Von Humboldt, ad esempio, Vidua ottiene una lettera di presentazione per l'ex presidente Thomas Jefferson.
Il viaggio negli Stati Uniti inizia il 9 aprile 1825 con l'arrivo del viaggiatore a New York (dopo quarantatré giorni di navigazione sull'Atlantico) e terminò il 6 febbraio 1826 a New Orleans. Dopo questa data iniziò il viaggio in Messico: Vidua a bordo del bastimento L'Antoinette, scese il Mississippi e arrivò il 14 febbraio 1826 a Pueblo Viejo de Tampico, Il 22 febbraio 1827 partì da Vera Cruz per ritornare in Europa.
Il 14 giugno 1825, Vidua ha un memorabile incontro con i presidenti americani, In visita da Thomas Jefferson a Monticello, ebbe la fortuna di conversare contemporaneamente anche con Madison, Monroe e Quincy Adams. A Monticello non c'era il vecchio John Adams, che Vidua incontrò nel settembre dello stesso anno. Nel lungo viaggio negli States, con un periodo di ricerche anche nel Canada, Vidua si interessa alle comunità quacchere, raccogliendo informazioni, giornali e libri. «Sul Mississipì», il 17 gennaio 1826, scrive al conte Luigi Maistre (1781-1852), suo amico di Casale Monferrato, alcune osservazioni su «questa parte degli Stati Uniti chiamata Western Country», sull'Ovest degli Stati Uniti, ancora sconosciuti agli europei e che Tocqueville, una decina d'anni dopo il viaggio spericolato di Vidua, non riuscì a vedere. Anche per questo il viaggio di Vidua negli States è memorabile: «Quarant'anni fa era una selva continua ed inabitata; trent'anni fa i primi abitatori ebbero a combattere gl'Indiani, e dove or sorgon città e villaggi, non c'erano a ricordanza d'uomo, se non boschi e alcuni selvaggi. Questo è il più brillante teatro dell'industria di questo attivissimo popolo. L'americano non ha la maladie du pays, l'attaccamento al campanile di S. Stefano, il rincrescimento di staccarsi dagli amici, da' parenti, da una patria. Tutti questi sentimenti gli sono stranieri. All'età di venti anni ei si prende una moglie e va a cercar fortuna nell'ovest».
testo a cura di Roberto Coaloa
Arrivato in Europa dal Messico, Vidua decide di intraprendere il suo ultimo viaggio raggiungendo l'America del Sud passando dall'Estremo Oriente.
Arrivato in India, nel gennaio 1828 percorre il Gange fino a Benares. Alla fine di febbraio è a Delhi, dove è presentato al Gran Mogol. Vidua segue con curiosità l'antico cerimoniale e riempie i suoi taccuini d'interessanti osservazioni e disegni. A metà aprile è sulle montagne dell'Himalaya. Fino a giugno resta in India, dove compra molti libri, ottenendo così un ricco "baule" (così come il viaggiatore nomina le enormi casse che spedisce nel Regno di Sardegna), contenente: «manoscritti Indiani in differenti lingue, ornamenti donneschi, rappresentazioni de' costumes ossia abiti delle differenti condizioni di persone, ed altri vari oggetti».
In estate viaggia a Singapore e poi a Manila, Macao. Il 28 gennaio 1829 entra nella baia a sud di Canton. In Cina acquista un'intera Bibliothèque Chinoise, delle pitture e delle armi. In estate visita Giava, dove trascorre sei mesi e diventa esploratore e antropologo. Il 21 marzo 1830 s'imbarca a Surabaya per l'isola di Madura e per Ambon, capitale delle Molucche, dove stringe una forte amicizia con il governatore olandese Ellinghuysen, che lo ospita familiarmente nella sua residenza. Il 22 giugno 1830, parte da Ambon con una goletta olandese, L'Iris, e il 1° luglio sbarca nella Nuova Guinea. Il veliero è capitanato da Jan Hendrik De Bondyck-Bastiaanse, ma è Vidua stesso a sostituirsi a lui nella navigazione. Nei taccuini di viaggio troviamo delle «Note des objets d'echange pour les Papous achetés à Amboine en partant pour la Nouvelle Guinée». Per settantacinque fiorini, acquistando delle collane di corallo, Vidua baratta con la popolazione Papua un arco, molte frecce, «alcune delle quali hanno per punta il becco o le ossa del casuari, uccello comune in questi contorni» e un teschio: «pensando che ne' musei d'Europa le teste di questa razza Papoa sono poco comuni».
Il 16 agosto, nell'isola di Celebes, oggi Sulawesi, alle solfatare di Lahendon, Vidua ha un incidente: la gamba destra finisce nella lava bollente. Gli olandesi lo curano, ma il 25 dicembre 1830 muore a bordo della nave che lo stava trasportando nel porto di Ambon, dove si pensava di amputargli la gamba. Oggi, il luogo dove avvenne l'incidente fatale porta il suo nome: si tratta della caldera del vulcano Tondano nell'isola di Sulawesi, altitudine m. 1202, dove un'area termale si chiama Count Vidua Solfatara Field a memoria perenne di questo grande viaggiatore che diventa nella sua ultima avventura un audace esploratore.
testo a cura di Roberto Coaloa
La Sala Vidua è visitabile negli stessi orari e con lo stesso biglietto del Museo Civico e Gipsoteca Bistolfi.
La sala non è accessibile ai disabili motori.
La sala ipogea che ospita l'esposizione non è accessibile ai disabili motori. Per ovviare a questa difficoltà, è stato predisposto un video che è disponibile in questa pagina nella sezione Multimedia.
Per i gruppi e le scolaresche di ogni ordine e grado sono stati predisposti percorsi e laboratori didattici con l'obiettivo di far conoscere gli oggetti e i documenti provenienti dai cinque continenti raccolti dal viaggiatore e collezionista monferrino. I percorsi sono prenotabili nelle giornate di apertura del Museo (giovedì, venerdì, sabato e domenica).