La Gipsoteca (dal greco antico Gypsos, gesso) di Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 1859 - La Loggia, Torino 1933), ospita, al pian terreno del Museo Civico, oltre centosettanta opere tra terrecotte, disegni, plastiline, bozzetti e modelli in gesso, alcuni marmi e bronzi donati in gran parte dal banchiere casalese Camillo Venesio (1958) e integrati, in seguito, con donazioni e opere in deposito.
Tali materiali permettono di comprendere le diverse fasi del procedimento artistico di Bistolfi, uno dei maggiori interpreti, a livello internazionale, del Simbolismo: dal bozzetto in terracotta in cui lo scultore fissava con immediatezza la prima intuizione, al successivo bozzetto in gesso, al modello definitivo che concretizzava l'idea finale e costituiva l'effettiva realizzazione dell'opera, prima della sua trasposizione in marmo e bronzo.
Le opere esposte documentano l'articolato percorso artistico di Bistolfi: dagli esordi che lo legano alle esperienze lombarde coeve della Scapigliatura - Gli amanti (1883) - intervallate da piccoli gruppi di gusto verista - Il boaro (1885) - fino all'elaborazione di un linguaggio proprio, in cui figura e simbolo daranno vita a una personalissima poetica che troverà riscontro in numerose committenze private e pubbliche, molte di queste legate alla scultura funeraria e celebrativa.
Sarà La sfinge (1890) per il Monumento funerario Pansa di Cuneo a consacrarlo scultore simbolista, a cui seguiranno opere memorabili come Il dolore confortato dalle memorie (1898) o Il funerale di una vergine (1899) o ancora Resurrezione (1902) e La Croce (1899). Ma di Bistolfi sono altrettanto noti i monumenti celebrativi, realizzati per Giovanni Segantini (1899), Giuseppe Zanardelli (1908), Cesare Lombroso (1921), Giosuè Carducci (1908-1928) e quelli per Giuseppe Garibaldi (1908 e 1928), a cui si aggiungono numerosi ritratti e targhe commemorative.
Leonardo Bistolfi nasce a Casale Monferrato il 15 marzo del 1859 da Giovanni, di professione intagliatore e scultore ligneo, e da Angela Amisano. Ottiene nel 1874 una borsa di studio dal Comune di Casale Monferrato per frequentare l'Accademia di Brera a Milano. Condivide con i compagni di studi Segantini, Previati, Sottocornola il clima scapigliato della città lombarda. Desiderando studiare con lo scultore Odoardo Tabacchi si trasferisce a Torino, e da subito partecipa alle annuali Esposizioni della Società Promotrice di Belle Arti presentando piccoli gruppi di ispirazione verista (Boaro, Piove, Terzetto).
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La prima sala si apre, a sinistra, con l'opera Il boaro, ancora di stampo verista, che permette di comprendere le tre fasi di elaborazione dell'opera: il bozzetto in terracotta, il modello in gesso e la traduzione in bronzo.
Tra le altre opere, si segnalano il grande modello e il bozzetto de Il dolore confortato dalle memorie del monumento Durio di Torino, uno dei migliori esempi di gruppi scultorei cimiteriali avviati da Bistolfi a partire dagli anni Novanta
e i materiali relativi alla realizzazione de La sfinge per la tomba Pansa di Cuneo, opera emblematica di quel "poema della morte" a cui si ispirerà tutta la successiva produzione funeraria dello scultore.
Quasi al fondo della Sala è esposto il modello per il monumento commemorativo al pittore Giovanni Segantini, intitolato La Bellezza liberata dalla Materia o L'Alpe, collocato a Saint-Moritz: un'imponente figura femminile, che sembra emergere dalla roccia, rimanda ai paesaggi montani tanto amati dal pittore e completavano l'insieme due bassorilievi con una processione di pecore e la Dea Arte.
Nella seconda sala, ci accoglie il bozzetto del monumento pubblico a Giosuè Carducci. Per celebrare il Nobel ottenuto dal poeta, la città di Bologna gli commissionò l'opera a cui lo scultore lavorò per vent'anni. Il bozzetto comprende, a partire da sinistra, il gruppo intitolato "L'Amore per la Natura", "il Trittico" e il "Sauro Destrier della Canzone", ed è incompleto del ritratto scultoreo del Carducci, che nella realizzazione definitiva del monumento sarà collocato in posizione centrale. L'enorme modello del Trittico, occupa l'intera parete della sala; è una sintesi allegorica dell'attività letteraria del poeta e del percorso creativo di Bistolfi. Particolarmente straordinaria era la qualità dello scultore di creare forme monumentali conservando effetti decorativi superati nel Sauro Destrier dove imprime un dinamismo memore dei cavalli futuristi di Boccioni di poco precedenti.
Al fondo della sala una rappresentazione rara per Bistolfi e particolare del Cristo Crocifisso, non sofferente ma già pronto alla Resurrezione: la Croce Brayda, monumento funerario di Villarbasse.
Frutto di un recente deposito temporaneo (quinquennale) offerto da Banca Patrimoni Sella & C., la Sala si è arricchita di un piccolo bronzetto che riproduce il particolare della testa del Cristo, a testimonianza del successo iconografico che l'opera conobbe nel tempo. Quest'opera proviene dalla collezione della famiglia Bricherasio, per la quale Bistolfi realizzò lo straordinario sepolcro di grande impatto emotivo, ancora oggi ben conservato presso Fubine, dedicato a Emanuele di Bricherasio.
Nelle tre sale successive, si segnalano il bozzetto del monumento Hofmann di Torino con struttura a esedra tipica degli ultimi anni della produzione funeraria dello scultore: sono impostate tre figure femminili che simboleggiano "Il dolore", "la poesia" e "l'amore", che trovano riscontro nei rispettivi modelli a grandezza naturale;
i modelli per due diversi monumenti celebrativi dedicati a Giuseppe Garibaldi, ideati per Savona e Sanremo e lo struggente modello, conosciuto come Resurrezione per la tomba di Herman Bauer al cimitero monumentale di Genova, dove il giovane defunto è amorevolmente accolto nel passaggio dalla vita alla morte da tre delicate figure femminili circondate da fiori.
Tra le opere di grande suggestione e afflato simbolista, realizzate da Bistolfi a inizio Novecento, si segnalano ancora i bozzetti per la Tomba Toscanini e il modello del monumento funebre di Erminia Cairati Vogt, in cui il corpo della giovane defunta risulta avvolto in un vortice di veli e rose.
Spicca per dimensioni il modello al Monumento ai Caduti di Casale Monferrato, opera incentrata sulla figura del severo e composto fante e della Primavera italica, una leggiadra immagine simbolica della rinascita dell'Italia nel primo dopoguerra.
Il percorso di visita si chiude con due opere recentemente restaurate grazie anche al contributo dell'Associazione Ondasonora di Alessandria: un carboncino con il Ritratto del musicista Luigi Ernesto Ferraria, donato in memoria di "Alberto Savio, antiquario" e il busto in gesso di Beethoven, proveniente dalla collezione personale dello stesso Ferraria, proprietario di una grande casa nel Biellese, dove Bistolfi trascorreva i rari momenti in cui riusciva a staccarsi dai numerosi impegni professionali.
Scopri alcune delle opere esposte nelle sale della Gipsoteca Leonardo Bistolfi
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Nel gennaio 2021 la Gipsoteca di Casale Monferrato ha ricevuto in dono dalla signora Vanda Martelli vedova Bistolfi la preziosa collezione Leonardo Bistolfi, consistente in opere di diretta produzione dello scultore a cui si aggiungono altri materiali di artisti a lui contemporanei.
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Testa di donna, 1910 ca.
Bellissimo nella sua torsione e nella resa della vaporosa chioma che ne incornicia la marcata espressività, questo volto di donna rimane purtroppo ancora senza nome.
Nonostante fosse completamente ricoperto da uno spesso strato di polvere, ormai sedimentato e in parte assorbito dalla materia porosa del gesso, è stato chiaro fin da subito che si trattasse di un pezzo di altissima qualità, modellato con grande impeto e passione da Leonardo Bistolfi.
Nascosta sul fondo di una stanza e riscoperta al momento del trasferimento da Torino a Casale Monferrato dell’intera collezione di Andrea Bistolfi, donata in sua memoria dalla moglie Vanda Martelli nel 2021, questa Testa di donna è stata riportata a una corretta lettura attraverso il recente restauro realizzato grazie al contributo del Soroptimist International di Casale Monferrato.
Si notano, su tutta la superficie, numerosi segni di grafite che altro non sono che precisi riferimenti tracciati per scolpirla nel marmo, come testimonia l’esemplare ritrovato recentemente in collezione privata e come conferma una fotografia storica che riporta sul retro una scritta autografa di Lorenzo Bistolfi, figlio dello scultore, che la definisce “opera unica di cui non esistono copie nè in marmo, nè in bronzo”.
Un altro documento d’archivio fa risalire l’esecuzione del marmo al 1914. A quell’epoca Bistolfi, ormai all’apice della sua carriera, accanto alla sua produzione di monumenti funerari e celebrativi, aveva realizzato numerosi ritratti, sia maschili che femminili.
Immancabile presenza nel repertorio bistolfiano, la figura femminile, simbolica o reale, idealizzata o riconoscibile nella propria fisionomia, è certamente un elemento a cui lo scultore dedica attenzione in tutto il proprio percorso artistico e che trova qui uno dei momenti più alti della sua arte.Il restauro dell’opera di Leonardo Bistolfi Testa di donna è stato realizzato grazie al contributo del Soroptimist diCasale Monferrato.
Il restauro è stato eseguito presso il Laboratorio Maria Luisa Lucini di Vergiate (VA).
Si ringrazia la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Alessandria Asti e Cuneo e Sandra Berresford, curatrice dell’Archivio Bistolfi.
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Leonardo Bistolfi e la fortuna della Croce Brayda
Il Museo Civico presenta la nuova attività di valorizzazione del patrimonio con l’iniziativa “Leonardo Bistolfi e la fortuna della Croce Brayda”, organizzata in collaborazione con Banca Patrimoni Sella & C., ed aperta al pubblico a partire dal 13 maggio.
E’ questa una prima, tangibile, occasione di valorizzazione di quell’eccezionale patrimonio che nel gennaio 2021 è stato donato al Museo Civico di Casale Monferrato da Vanda Bistolfi, vedova di Andrea, nipote e ultimo erede del grande scultore casalese Leonardo Bistolfi. Gessi, terrecotte, terre crude, plastiline, disegni, taccuini, lettere, fotografie e libri, compongono questa eterogenea collezione, custodita nel tempo con rispetto, gelosia e lungimiranza da chi ne è stato il depositario per più di mezzo secolo e che oggi, completando la preesistente Gipsoteca, permette di approfondire e ricostruire l’attività dello scultore, ripercorrendone l’intima attività creativa e la fitta rete di relazioni personali.
Il progetto ha avuto come stimolo il deposito, definito nel dicembre 2020 da parte di Banca Patrimoni Sella & C., di un bronzetto che riproduce il particolare della Testa del Cristo in croce del celebre Monumento funerario per la famiglia Brayda presso il Cimitero di Villarbasse (Torino), meglio noto come “Croce Brayda”. L’opera, posseduta in origine da Sofia di Bricherasio, testimonia il rapporto di amicizia tra lo scultore e la famiglia, suggellato dalla corrispondenza intercorsa e dalla commissione ricevuta per la cappella funeraria della famiglia, presso Fubine.
Per la prima volta viene ricostruita la vicenda di un monumento realizzato da Bistolfi attraverso la valorizzazione dei materiali acquisiti con la recente donazione, a riprova della sua eccezionalità: intorno a questa commissione, infatti, si sono conservate opere scultoree che si completano con disegni, lettere e fotografie tratte dall’archivio oltre che con pubblicazioni d’epoca, conservate nella biblioteca dell’artista.
Il progetto, curato dal Museo Civico di Casale Monferrato e dalla Direzione Artistica di
Banca Patrimoni Sella & C., si avvale anche di un catalogo con testi critici di Daniela Magnetti, Filippo Timo (Banca Patrimoni Sella & C.), Sandra Berresford (curatrice Archivio Bistolfi), Alessandra Montanera ed Elena Varvelli (Museo Civico di Casale Monferrato), è frutto di un percorso di valorizzazione di patrimoni pubblici e privati.
L’esposizione sarà visitabile fino al 24 settembre 2023 negli orari di apertura del Museo (giovedì 8,30-12,30 /14,30-16,30 venerdì sabato domenica e festivi 10,30-13,00 / 15,00-18,30) e il catalogo sarà disponibile presso il bookshop.
È stata realizzata con MyMaps di Google una mappa con la geolocalizzate delle opere dello scultore casalese Leonardo Bistolfi, presenti in Italia e nel Mondo, accessibili al pubblico o conservate in musei, accademie, collezioni ed enti pubblici.
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Progetto realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT
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